La face cachée de l’Empire: l’Italie et les Balkans/1861-1915 | Fabrice Jesné

Il libro è il frutto di un lavoro di ricerca quasi ventennale, concretizzatosi dapprima in una tesi di dottorato, discussa dall’autore nel 2009, e successivamente in questo volume che quella tesi riprende, amplia e approfondisce. Fabrice Jesné, attualmente docente all’Università di Nantes, è stato direttore di studi per l’età moderna e contemporanea presso l’École française di Roma. I suoi due principali assi di ricerca riguardano da un lato la politica balcanica dell’Italia in età contemporanea e, dall’altro, la storia e il ruolo delle istituzioni consolari in Francia e in Italia, a cui egli ha dedicato diversi contributi storiografici e su cui ha coordinato progetti di studio1. Queste due piste di ricerca si ritrovano intrecciate nel volume e ne costituiscono la struttura portante. Tuttavia, il libro non si esaurisce in questi due aspetti, bensì offre un panorama ampio, articolato e approfondito di contenuti, modalità e usi delle vicende balcaniche del secondo Ottocento nella politica e nella cultura dell’Italia liberale. Alla luce di ciò, il libro si inserisce appieno nel solco di una tradizione di studi ben consolidata in Italia riguardante l’Europa centro-orientale e, in particolare, il settore delle relazioni fra il moto risorgimentale italiano prima e l’Italia unita poi con il vasto e composito mondo delle popolazioni centro-europee, balcaniche in particolare. Nel secondo dopoguerra questo campo di studi ha trovato un suo caposaldo nel volume di Angelo Tamborra del 1958, dedicato proprio alle relazioni e agli scambi reciproci tra il Risorgimento italiano e quelli delle nazioni del Sud-est europeo2. Non è infatti casuale che la ricostruzione di Jesné prenda le mosse proprio dall’iniziativa verso l’Oriente d’Europa attuata da Cavour. Successivamente alla pubblicazione del libro di Tamborra, tale tendenza storiografica ha dato vita ad altri contributi che hanno ricostruito con efficacia vari aspetti dei rapporti fra Italia e mondo danubiano balcanico3. Jesné ha saputo mettere a profitto questo patrimonio di studi che si caratterizza da un lato per la sua ricchezza e, dall’altro, per la sua frammentarietà, mancando finora una visione di insieme del problema. Avvalendosi anche di importanti contributi della storiografia francese sull’Italia del XIX secolo e la sua proiezione mediterranea – in particolare, dei lavori di Daniel Grange4 ma anche di quelli di Gilles Pécout5 – l’autore è riuscito finalmente a proporre un’analisi complessiva di questa tematica. Leia Mais