Antifascismo/guerra e Resistenze in Maremma | Stefano Campagna, Adolfo Turbanti

Con questo volume l’Istituto storico grossetano per la Resistenza e l’Età contemporanea (ISGREC)1, a quasi trent’anni dalla sua fondazione, realizza un «obiettivo che era insito nella sua stessa natura»2, proponendo alla cittadinanza e agli specialisti del settore un lavoro storiografico sulla Resistenza in provincia di Grosseto. Come anticipato dal titolo, i dieci mesi di occupazione tedesca rappresentano solo una parte nell’economia del volume, che affronta i nodi storiografici legati alla guerra ed alla Resistenza alla luce di una lettura di lungo periodo, attenta alle tradizioni politiche della provincia ed alla sussistenza di fragili reti antifasciste durante il regime. Tale impostazione si sposa con una scelta metodologica in linea con l’evoluzione dell’interpretazione storica sulla Resistenza.

La seconda edizione dei Cantieri della Resistenza, «Antifascismi e Resistenze in Italia e in Europa 1922-1948», organizzata dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri nell’aprile 2021, può essere letta come la consacrazione sul piano nazionale della lettura che si è affermata negli ultimi anni. I processi e i fattori utili a comprendere la guerra combattuta sul suolo italiano tra l’autunno 1943 e l’aprile 1945 non si comprendono solo tramite le caratteristiche e le fasi della guerra mondiale, ma anche e soprattutto alla luce della storia di lungo periodo della società italiana, degli spazi individuali e familiari ritagliati negli anni del fascismo, di quegli spiragli che hanno permesso alla conflittualità del primo dopoguerra di trasmettersi alla nuova generazione educata nella scuola fascista. Questo ampliamento del quadro temporale si dimostra ancor più fecondo se associato ad un ampliamento dello spazio considerato, che permette non solo di scoprire dinamiche condivise nelle Resistenze europee3, ma soprattutto di mettere in rilievo l’importanza ideale e logistica delle reti transnazionali dell’antifascismo, resa evidente dal richiamo di volontari della guerra civile spagnola e ancor più utile se applicata ai molti itinerari di antifascisti nelle Resistenze4.

Il volume, risultato del lavoro di sei storici dell’ISGREC, risulta dunque da una base metodologica che ha accolto l’invito «a ripercorrere i modi con cui generazioni e gruppi sociali attraversarono il fascismo e le sue guerre e a ricostruire la cornice – le forme della partecipazione italiana alla guerra – entro cui questi tragitti si articolarono»5.

Il coordinamento tra i sei autori consente l’articolazione di un unico discorso su più direttrici, ma è innegabile che ogni storico/a lasci la propria impronta sul saggio che ha prodotto. Il primo contributo è di Stefano Campagna che, con un capitolo squisitamente tecnico, introduce il lettore al paesaggio storico maremmano: tecnico poiché mette al centro una funzione basilare dell’organismo statale –l’amministrazione dello spazio – e mostra come questa venga sconvolta dalla guerra, ma anche come tale sconvolgimento non derivi solo da assunti teorico-strategici, quanto dai caratteri geografici e produttivi di lungo periodo della provincia. Il bombardamento del capoluogo, il 26 aprile 1943, rappresenta un discrimine, il momento in cui la popolazione si rende concretamente conto della guerra; tutto quel che ne deriva (lo sfollamento dei civili, lo sfruttamento economico, i primi elementi dello stragismo dell’estate 1944) è comune ad altre aree dell’Italia occupata, ma è in questo caso giustamente collocato e descritto sul piano locale, la cui ricostruzione puntuale è presto individuabile quale punto di forza dell’opera.

Il contributo di Ilaria Cansella, teso a restituire l’esperienza di lungo antifascismo nella provincia, è il saggio che meglio mette a frutto l’intersezione di piani spaziali e temporali, riuscendo a render conto di una Resistenza che non nasce dal nulla, ma mostra tratti di continuità con le lotte degli anni Venti: continuità consentita da personalità cerniera che trasmettono alla nuova generazione la tradizione repubblicano-socialista della regione. Il piano locale risalta ancor più quando è legato a quello internazionale. La guerra di Spagna emerge come tornante del consenso evidenziando, nella ricerca di fonti d’informazione alternative, le prime crepe del regime: la stampa clandestina ricevuta dall’estero rende conto dell’impatto degli espatri, di quanto del Partito Comunista d’Italia poté sopravvivere grazie ai contatti con l’estero. Si tratta, in breve, di un capitolo in cui le precedenti esperienze di ricerca dell’autrice6 permettono di ribadire la centralità della storia locale, dimostrando come essa non solo non si perda, ma anzi si arricchisca se legata alla dimensione europea.

Come Cansella è attenta alle personalità dell’antifascismo, Lorenzo Pera si sofferma sui percorsi dei fascisti, soggetti della repressione, interrogandosi sulla cultura politica e militare derivante da cursus honorum realizzati nelle guerre del fascismo. Così, la microstoria, calata nelle vicende e nelle spinte più ampie che la muovono, colloca anche l’altro lato della guerra civile in una prospettiva di lungo periodo. La ricostruzione, puntuale e ricca di fonti, mostra una forte attenzione alle peculiarità locali, ma anche al rapporto con il centro e gli avvenimenti nazionali, permettendo di far risaltare la scala d’indagine nel più ampio quadro della politica prima del regime fascista e poi della Repubblica sociale italiana. Ulteriore merito è provare come vi siano contesti locali per i quali le classiche fonti della repressione (gli archivi delle Prefetture alla periferia e le serie della Direzione Generale Pubblica Sicurezza al centro) rappresentano un bacino di informazioni ancora inesaurito.

Filippo Masina sceglie di leggere la Resistenza alla luce delle categorie di guerriglia e controguerriglia: una prima parte dell’intervento si sofferma sulla riflessione concettuale, rilevando come, nonostante nelle intenzioni dei suoi ideatori (soprattutto comunisti) la guerriglia dovesse rappresentare una fase preparatoria per l’insurrezione, «anche in Italia […] l’efficienza delle formazioni partigiane rimase ancorata ai principi della guerra di guerriglia» 7. Si mostra come anche nella Resistenza maremmana esistessero opinioni diverse sull’ampiezza delle bande, e dunque sulla possibilità di agire come forze regolari o sfruttare il numero ridotto per la capacità di sganciamento. L’impostazione metodologica è dichiaratamente orientata a limitarsi ai caratteri militari, ma sarebbe stato forse interessante un approccio che andasse oltre, in considerazione del fatto che il carattere tellurico della guerra partigiana interroga direttamente anche il legame con le popolazioni8. La descrizione dell’occupazione dell’abitato di Montieri va effettivamente in questa direzione: si accenna a un compito di difesa della popolazione da parte delle bande e proprio qui risalta l’assenza di un approfondimento sull’eventuale reciprocità di tale protezione. In questo modo, l’ottica che poteva meglio soffermarsi sulla specifica morfologia geografica e sociale della Maremma risulta, a confronto con gli altri saggi, il prodotto in cui meno emerge la storia locale.

Gli ultimi interventi affrontano problematiche con cui la storiografia sulla Resistenza si è tradizionalmente confrontata: il rapporto con le forze del lavoro – nello specifico gli orizzonti sociali dei minatori – l’atteggiamento del clero e il ruolo delle donne nella guerra. Si apprezza nel saggio sui minatori in guerra di Adolfo Turbanti lo sforzo di individuare anche l’assenza di atteggiamenti propriamente resistenziali nella loro azione. Anche qui, non rinunciando alla lettura di lungo periodo, si evidenzia una persistenza del conflitto di classe e l’importanza del legame miniera-paese nella definizione dei rapporti sociali. Tuttavia, non si rileva un ruolo dei lavoratori delle miniere né nei sabotaggi né nella tutela degli impianti, mentre un ruolo attivo risulta nella fase della ricostruzione dopo il passaggio del fronte, nel quadro di una collaborazione di classe con la direzione delle miniere, precocemente sganciatasi dal fascismo per salvaguardare la produzione. Turbanti non cerca dunque una Resistenza a tutti i costi, nella dichiarata convinzione che «agli storici spetta [anche] il compito di indagare i motivi di tale mancata partecipazione» 9. L’altro saggio di Turbanti descrive invece le vicende di alcuni parroci operanti sul territorio, concludendo che le radici di una scelta resistenziale o collaborazionistica da parte del clero vanno cercate nel loro legame con la comunità, più che in specifici atteggiamenti politici, nella naturale funzione di guida e assistenza di cui si sentono investiti.

Il saggio di Luciana Rocchi si inserisce nel tardivo sviluppo della storiografia su donne e Resistenza e si sofferma sulle peculiarità di casi di diretta partecipazione delle donne alla Resistenza maremmana: Iris Origo «l’intellettuale», Mariella Gori «l’ancella», Norma Parenti «giovane sposa e madre». La descrizione delle vicende conferma che l’occupazione ha rappresentato per le donne una preziosa occasione di ingresso nella scena pubblica, nella quale però i compiti affidati loro risultano da un destino di cura e assistenza che si presume naturale; emerge anche come il tentativo di sfuggire da questi ruoli esponga ancora al giudizio della comunità. Oltre la Resistenza, però, Rocchi cerca anche di «rendere giustizia ai possibili casi […] rimasti fino a oggi in ombra» 10, e dunque c’è spazio per storie di guerra che toccano direttamente la componente femminile della popolazione, di violenza praticata o subita ed episodi di maternage di massa. Il ricorso alle testimonianze orali, raccolte dall’autrice nel corso degli anni, permette di riflettere anche sulla ritrosia a raccontare variamente motivata: una memoria traumatica nel caso degli stupri, la semplice impressione di non aver fatto nulla di straordinario nel curare e nutrire. Il saggio dimostra come scrivere la storia delle donne nella guerra significhi cercarne traccia in fonti di ogni tipo e scontrarsi spesso con tutte le difficoltà della storia orale. Tuttavia, se è vero che la storia delle donne è destinata a restare «rapsodica» 11, Rocchi ricama la variegata tela delle donne nella guerra in Maremma con il filo di una decennale esperienza di ricerca sul campo e dialogo con il territorio.

Il lavoro di radicamento nella provincia e sedimentazione delle fonti è in realtà alla base dell’intero volume, come dimostrano i riferimenti bibliografici e archivisti: oltre all’imprescindibile Archivio di Stato di Grosseto, storiografia locale, carte di privati, testimonianze, tesi di laurea, materiali prodotti o raccolti dall’Istituto nel corso della sua attività. Sta proprio in ciò «la scelta della lentezza» da parte dei curatori, l’aver atteso quasi trent’anni dalla fondazione dell’Istituto per scrivere Antifascismo, guerra e Resistenze in Maremma: tre decenni nei quali si è lavorato alla raccolta di bibliografia, documentazione, fonti orali, giornali e riviste, che hanno permesso il concepimento e la realizzazione di questo libro. Un occhio attento non può infatti non rilevare che il volume è il prodotto di un lavoro corale che si estende ben oltre la sua stesura: spiega infatti Luciana Rocchi che «la scelta della lentezza in realtà è stata scelta di metodo, percorso meditato, con tappe che si sono gradualmente incrociate, fino a sedimentare un patrimonio di fonti e una trama di conoscenze» 12. L’impresa è ancor più lodevole in considerazione del fatto, giustamente sottolineato da Gianluca Fulvetti nella sua prefazione, che «non è scontato che gli Istituti storici della Resistenza riescano ad affiancare lo studio e la ricerca al loro lavoro di divulgazione» 13. È stato possibile in questo caso grazie alla volenterosa collaborazione di studiosi da anni occupati nella ricostruzione della storia della provincia con storici più giovani, formatisi a un’interpretazione della Resistenza che, ormai rifondata da Una guerra civile di Claudio Pavone14, ha consolidato le sue linee interpretative. Ed era forse inevitabile che emergesse nei contributi l’appartenenza a generazioni storiografiche diverse. Tuttavia, questo incontro ha permesso di coniugare la solidità della formazione metodologica con i vantaggi dell’esperienza sul campo.

In conclusione, la storiografia italiana si arricchisce con un’opera che si iscrive perfettamente nella storia locale, attingendo dal territorio fonti e conoscenze consolidate, e ricollegandola a giusto titolo con tutti i livelli che la influenzano: l’Italia occupata, la nazione divisa, l’Europa in guerra e uno scontro ideologico-militare di proporzioni mondiali. Questi molteplici piani non sono presenti solo come orizzonti di contestualizzazione delle vicende militari e giuridiche, ma chiariscono anche gli orizzonti ideali che riempiono di significato le motivazioni degli attori storici in campo. La «scelta della lentezza» ha quindi permesso di ricostruire un caso studio locale, indiscutibilmente al centro, che assume però il suo pieno valore semiotico dialogando con quello regionale, nazionale ed europeo.


Notas

1 L’istituto è stato fondato nel 1993. Cfr. SIUSA, Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea, URL: < https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=cons&Chiave=14791> [consultato il 16 aprile 2022].

2 SCHEGGI, Lio, Presentazione, in CAMPAGNA, Stefano, TURBANTI, Adolfo (a cura di), Antifascismo, guerra e Resistenza in Maremma, Arcidosso, ISGREC – Effigi, 2021, p. 5.

3 MARCOT, François, MUSIEDLAK, Didier (dir.), Les résistances, miroirs des régimes d’oppression, Allemagne, France, Italie, Paris, Presses universitaires de Franche-Comté, 2006; WIEVIORKA, Olivier, Une histoire de la résistance en Europe occidentale: 1940-1945, Paris, Perrin, 2017.

4 BRESCIANI, Marco, Quale antifascismo? storia di Giustizia e Libertà, Roma, Carrocci, 2017; ACCIAI, Enrico, CANSELLA, Ilaria, Storie di indesiderabili e di confini: i reduci antifascisti di Spagna nei campi francesi (1939-1941), Arcidosso, Effigi, 2017; GRAF, Marie-Laure, HERRMANN Irène (dir.), L’étoffe des héros?: l’engagement étranger dans la Résistance française, Chêne Bourg, Georg, 2020.

5 BALDISSARA, Luca, I resistenti prima della Resistenza, in ALESSANDRINI, Luca, PASETTI, Matteo (a cura di), 1943. Guerra e società, Roma, Viella, 2015, pp. 17-33, p. 33.

6 CANSELLA, Ilaria, CECCHETTI, Francesco (a cura di), Volontari antifascisti toscani nella guerra civile spagnola, Arcidosso, Effigi, 2012; ACCIAI, Enrico, CANSELLA, Ilaria, Storie di indesiderabili e di confini. I reduci antifascisti di Spagna nei campi francesi (1939-1941), cit.

7 MASINA, Filippo, Guerriglia, controguerriglia e lotta partigiana. Aspetti militari della Resistenza nel grossetano, in CAMPAGNA, Stefano, TURBANTI, Adolfo (a cura di), op. cit., pp. 172-223, p. 182.

8 «Le lotte partigiane della seconda guerra mondiale […] sono una chiara dimostrazione che il legame con la terra, con la popolazione indigena e con le particolarità geografiche del paese […] non ha perso nulla della sua attualità» Cfr. SCHMITT, Carl, Teoria del partigianato. Integrazione al concetto del politico, Milano, Adelphi, 2012 [ed. orig.: 2005], pp. 32-33; anche per Gastone Breccia il partigiano «può contare sull’appoggio incondizionato della popolazione, perché è tra la sua gente che vive e combatte; può raccogliere informazioni ovunque, e trovare ovunque cibo, rifugio e protezione che vengono sistematicamente negati all’avversario». Cfr. BRECCIA, Gastone, L’arte della guerriglia, Bologna, Il Mulino, 2013, p. 15.

9 TURBANTI, Adolfo, La classe operaia delle miniere nella guerra e nella Resistenza, in TURBANTI, Adolfo, CAMPAGNA, Stefano (a cura di), op. cit., pp. 224-267, p. 226.

10 ROCCHI, Luciana, Il tempo breve delle donne che scelsero (o furono scelte?). Fra passato e futuro, in TURBANTI, Adolfo, CAMPAGNA, Stefano (a cura di), op. cit., pp. 268-314, p. 297.

11 Ibidem, p. 311.

12 ROCCHI, Luciana, Introduzione, in CAMPAGNA, Stefano, TURBANTI, Adolfo (a cura di), op. cit., pp. 15-27, p. 17.

13 FULVETTI, Gianluca, Prefazione. Una lunga storia della Resistenza, dall’antifascismo all’occupazione tedesca, in CAMPAGNA, Stefano, TURBANTI, Adolfo (a cura di), op. cit., pp. 10-13, p. 13.

14 PAVONE, Claudio, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 1991.


Resenhista

Elisa Pareo – Dottoranda in Scienze Archeologiche, Storico-Artistiche e Storiche all’università di Verona, conduce una ricerca sulla comunità italiana nel Nord e nel Pas-de-Calais durante la seconda guerra mondiale. I suoi principali campi di ricerca sono l’antifascismo transnazionale e la migrazione politica, ma si interessa anche di Resistenza, mondo contadino e terrorismo politico. URL: http://www.studistorici.com/progett/autori/#Pareo


Referências desta Resenha

CAMPAGNA, Stefano; TURBANTI, Adolfo (Eds.). Antifascismo, guerra e Resistenze in Maremma. Arcidosso: ISGREC; Effigi, 2021. Resenha de: PAREO, Elisa. Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, v.51, n.3, p.136-143, 2022. Acessar publicação original [DR/JF]

Deixe um Comentário

Você precisa fazer login para publicar um comentário.