Empire Under the Microscope. Parasitology and the British Literary Imagination/1885- 1935 | Emilie Taylor-Pirie

Empire Under the Microscope. Parasitology and the British Literary Imagination, 1885-1935 costituisce il primo lavoro monografico di Emilie Taylor-Pirie, risultato di una ricerca di dottorato condotta all’Università di Warwick nell’ambito del dipartimento di English & Comparative Literary Studies1. Il volume si pone all’incrocio di diversi campi di ricerca che a partire dai decenni Ottanta e Novanta hanno conosciuto una forte espansione nell’ambito degli studi di lingua inglese: la storia della medicina coloniale2, gli studi sulle relazioni tra letteratura e imperialismo europeo3 e le indagini sul rapporto tra scienza e letteratura fra XIX e XX secolo4.

Nel volume l’autrice si propone di esplorare la circolazione e lo scambio di temi, retoriche e forme narrative che interessano, tra fine Ottocento e inizio Novecento, la scienza parassitologica e la letteratura britannica coloniale, individuando le convergenze e sovrapposizioni discorsive che legano insieme i due campi. Obiettivo dello studio è analizzare i caratteri della letteratura medica parassitologica inserendola nella rete di immagini, mitologie, retoriche che circolano nella cultura britannica ai tempi dell’imperialismo, facendo emergere le intersezioni linguistiche, sociali e culturali che caratterizzano scienza e letteratura nei decenni dell’espansione coloniale europea.

La prospettiva da cui parte il volume è interessante perché permette di indagare la scienza come pratica culturale, evidenziando come lo studio dei saperi medici e scientifici non possa essere condotto in modo separato dall’analisi della dimensione pubblica che li accompagna e li struttura o dagli intrecci culturali che legano assieme scienza e altri ambiti del sapere. Per indagare il ruolo giocato dalla parassitologia nel contesto dell’imperialismo otto-novecentesco, il volume fa emergere chiaramente come non sia sufficiente limitarsi allo studio della produzione scientifica, ma necessario collocare la scienza all’interno di un panorama sociale e culturale allargato.

Presupposti impliciti di questa visione, che sorregge lo studio condotto da Taylor-Pirie, sono da rintracciare, oltre che nell’impatto delle prospettive aperte dagli studi di storia culturale sull’imperialismo, nelle trasformazioni conosciute dalla storia della scienza e dagli studi sul nesso medicina-imperi negli ultimi decenni. In primo luogo, lo spostamento della riflessione storiografica verso un’analisi della scienza intesa non come entità “disincarnata”, dotata di logiche autonome, ma come insieme di saperi e pratiche “situati” materialmente, geograficamente e socialmente5. In secondo luogo, la centralità acquisita dai concetti di circolazione, scambio e mobilità dei saperi come prospettive per indagare i processi di sviluppo della conoscenza oltre le frontiere nazionali, imperiali o disciplinari6.

Se queste prospettive rimangono implicite nel volume, l’autrice fa invece esplicito riferimento al debito maturato nei confronti della metodologia del gruppo di ricerca ScienceHumanities, fondato nel 2006 nei dipartimenti di letteratura e storia dell’Università di Cardiff7. Seguendo gli obiettivi del gruppo, il lavoro di Taylor-Pirie intende contribuire al ripensamento dei confini disciplinari tra studi umanistici e scientifici, alla ricerca dei discorsi condivisi e degli scambi che caratterizzano diversi ambiti della conoscenza.

Questi orientamenti si ritrovano nella scelta delle fonti operata dall’autrice. Empire Under Microscope si serve infatti di una molteplicità di tipologie di documenti: riviste di parassitologia e medicina tropicale, manuali e articoli di divulgazione medica; memorie e corrispondenze private di medici tropicalisti, in particolare delle figure più note della medicina coloniale britannica, Patrick Manson e Ronald Ross, fondatori rispettivamente della London School of Tropical Medicine e della Liverpool School of Tropical Medicine a fine XIX secolo. Il volume si basa inoltre sull’esame della letteratura di viaggio e dei romanzi coloniali costruiti attorno all’esperienza della malattia ai “tropici” o alle avventure e scoperte di parassitologi nei territori dell’impero; analizza infine opere letterarie di autori come Arthur Conan Doyle, Herbert G. Welles, Bram Stoker e racconti pubblicati in riviste letterarie, seguendo le riflessioni di Benedict Anderson su stampa e romanzo come vettori di costruzione dell’identità nazionale8.

Nel primo capitolo l’autrice esamina l’utilizzo, da parte della stampa e dei parassitologi, di immagini e stilemi narrativi facenti appello alla mitologia greca e alle leggende arturiane per costruire una poetica epica che descriva le azioni dei medici – alla scoperta di parassiti e vettori “tropicali” – come avventure di moderni eroi nazionali, legittimando il ruolo svolto dalla medicina oltremare e definendo le identità professionali di un gruppo emergente di specialisti. Nel secondo capitolo Taylor-Pirie amplia questa prospettiva, evidenziando come la retorica dei «Knights of Science», che si alimenta del revival medievale inaugurato dalle opere di Walter Scott, sia costruita inoltre in dialogo con i romanzi di avventura coloniale e la letteratura di viaggio. Attraverso l’analisi del paesaggio di scambi tra letteratura di finzione e letteratura medica (testi scientifici ma anche articoli divulgativi, notiziari, discorsi pubblici), l’autrice esamina le retoriche che accompagnano la rappresentazione di quella che si potrebbe definire la medicina delle scoperte scientifiche nel campo coloniale, dove i medici sono associati a esploratori, i riferimenti a mappe e metafore spaziali sono numerosi e gli stilemi del romanzo di avventura definiscono i caratteri della mascolinità degli specialisti medici. Il terzo capitolo esplora invece gli intrecci culturali tra la rappresentazione pubblica della parassitologia e le forme narrative della detective fiction; in questa sezione, il lavoro mette in luce come i parassitologi vengano descritti dalla stampa «as the Sherlock Holmes of science», intenti a risolvere rompicapo impossibili, e come il vocabolario del romanzo poliziesco circoli nella letteratura medica per rappresentare il lavoro dei medici-scienziati nei territori d’oltremare, trasformando i microbi in «criminals» e «murders» dell’impero9 . L’immaginario evocato dalla malattia del sonno – una delle infezioni iconiche dell’impero – è al centro del quarto capitolo che analizza come la stampa e alcuni romanzi coloniali traccino una connessione tra malattie tropicali, timori di degenerazione del bianco ai tropici e carattere patogenico dell’ambiente tropicale; ambiente che spinge i coloni alla violenza e i colonizzati alla barbarie10. Il quinto capitolo infine esamina come le metafore belliche siano largamente diffuse nel linguaggio medico tra Otto e Novecento – un tema su cui però esiste già un’ampia letteratura – come nella parassitologia; in questa sezione finale del lavoro, Taylor-Pirie analizza inoltre come le immagini legate alla microbiologia e al parassitismo circolino nella narrativa britannica coloniale e come, allo stesso tempo, i topos narrativi della letteratura del XIX e XX secolo – come il vampirismo – vengano utilizzati dai medici tropicalisti per descrivere le malattie studiate, la malaria in particolare.

Se la selezione di fonti operata da Taylor-Pirie permette di cogliere la scienza come sapere permeabile e di seguire la circolazione di immagini e idee sulle malattie parassitarie al di fuori del campo strettamente scientifico, più problematico è invece il taglio scelto dall’autrice per circoscrivere il campo di studi. Come indicato dal sottotitolo del volume – Parasitology and the British Literary Imagination – il lavoro si concentra sulla scienza parassitologica come chiave di accesso allo studio delle relazioni tra medicina, cultura e impero. Nell’introduzione Taylor-Pirie segnala come i termini parassitologia e medicina tropicale siano utilizzati nel testo per riferirsi allo stesso discorso11. Questa prospettiva pone però alcune questioni, che sarebbe stato forse necessario trattare con più cautela nel lavoro. Parassitologia e medicina tropicale non sono infatti due campi coincidenti – sebbene fortemente intrecciati fra loro – neppure sul piano degli immaginari a cui rimandano. Da una parte, la parassitologia non nasce come scienza coloniale e non costituisce una novità della fine dell’Ottocento, anche se troverà il suo momento di legittimazione, all’interno e all’esterno della comunità scientifica, proprio in connessione con lo sviluppo della medicina tropicale a fine XIX secolo. La parassitologia conosce infatti diverse fasi e centri di interesse: lo studio e la classificazione di organismi di natura parassitaria, senza che venga tracciata alcuna connessione con i problemi di trasmissibilità delle malattie; l’interesse per i cicli vitali degli organismi e per il ruolo degli ospiti intermediari nel loro sviluppo12; la definizione infine del binomio parassita-vettore come modello di spiegazione del sorgere delle malattie, che complica il modello offerto dalla microbiologia – secondo cui ogni malattia è causata da uno specifico batterio – e offre alla medicina tropicale un punto di partenza per il suo sviluppo. Dall’altra parte la medicina tropicale, nonostante si costituisca come disciplina proprio a partire dagli studi sul ruolo di parassiti e vettori nella trasmissione di malattie come filariosi, malaria e sleeping sickness, costituisce un complesso di saperi e pratiche che non si risolve nella sola parassitologia o nella corsa alla scoperta di vettori e parassiti responsabili di alcune affezioni diffuse nello spazio d’oltremare.

Anche tralasciando i nodi teorici che la sovrapposizione tra parassitologia e medicina tropicale porta con sé, questa lettura rischia di occultare le linee di continuità che la medicina di fine Ottocento e metà Novecento intrattiene con le concezioni miasmatiche, umoraliste, neoippocratiche egemoni prima della “rivoluzione” batteriologica e delle scoperte della parassitologia. Ne consegue il rischio di occultare anche i linguaggi e gli archetipi che queste continuità trascinano con sé: il lessico della medicina coloniale e della divulgazione medica tra XIX e XX secolo non è fatto solo di parassiti e vettori ma anche di preoccupazioni climatiche e igieniche, di malattie la cui origine veniva individuata nel carattere patogeno dell’ambiente tropicale. L’autrice è cosciente di questa pluralità e compresenza di linguaggi medici diversi, come si può notare nei capitoli finali del volume, quando esamina le rappresentazioni associate ala malattia tropicale come frutto della violenta patogenicità (sanitaria e morale) del clima e dell’ambiente africano. Ma queste considerazioni avrebbero dovuto forse essere sviluppate con più attenzione già nell’introduzione del volume.

C’è un altro nodo critico, connesso al taglio scelto da Taylor-Pirie per indagare le connessioni tra immaginario letterario e immaginario medico nei decenni dell’impero. Il volume mette spesso in evidenza come la dimensione dell’infinitamente piccolo domini l’immaginazione letteraria di fine Ottocento, nonché la rappresentazione delle malattie tropicali e la pratica parassitologica. Ma il mondo del microscopio e del microscopico – quello evocato dal titolo del volume – e del laboratorio in cui si osservano e ricreano le dinamiche del vivente è un immaginario che si afferma nel discorso pubblico, come nel mondo letterario, con la batteriologia di fine Ottocento e non una specificità del linguaggio parassitologico. Da quando inoltre le malattie vengono concepite come risultato di una causa unica, la scoperta degli agenti patogeni che le determinano si trasforma in uno dei veicoli di riconoscimento più forti per medici di fine XIX e inizio XX secolo. La retorica delle scoperte mediche e l’eroicizzazione del medico-scienziato non è dunque neanche in questo caso un portato specifico della parassitologia, ma una trasformazione che la medicina conosce a partire dalla batteriologia di Louis Pasteur e Robert Koch.

Altri nodi critici si rintracciano anche sul piano della metodologia utilizzata per analizzare le fonti e costruire le conclusioni dello studio. Il lavoro Empire Under Microscope procede infatti per temi e le fonti vengono accostate l’una all’altra per evidenziare i nessi, le associazioni discorsive, le forme narrative che le accomunano. Non sempre però il metodo adottato lascia spazio adeguato a una analisi sistematica del campione di documentazione preso in esame. Il lettore rimane in alcuni casi senza risposta agli interrogativi che emergono durante la lettura del volume; ad esempio: quanti romanzi, oltre ai noti classici della letteratura, contengono riferimenti al lavoro dei medici tropicalisti o sono costruiti attorno all’esperienza della malattia nello spazio coloniale? Quali continuità e discontinuità interessano il periodo preso in esame sul piano della circolazione di immagini tra campo letterario e scientifico? Chi costruisce la rappresentazione dei parassitologi come moderni eroi al tempo del culto per la scienza? Gli stessi parassitologi, come sembra suggerire l’autrice, mentre la stampa si limita a riprendere l’immagine che gli stessi attori fabbricano per se stessi? Ci sono differenze fra le rappresentazioni pubbliche e quelle private della parassitologia come disciplina?

Se le premesse della ricerca sono molto interessanti, le conclusioni avrebbero forse meritato maggiore rigore, per evitare il rischio di ripetere riflessioni già maturate dalla storiografia sui temi della medicina tropicale o sulla relazione tra letteratura e imperi coloniali consentendo, come dichiarato negli intenti del volume, un’indagine sulle intersezioni e le reciproche influenze che si esercitano tra i due campi apparentemente distanti.


Notas

1 TAYLOR-PIRIE, Emilie, Miasmas, Mosquitoes, and Microscopes: Parasitology and the British Literary Imagination, 1885-1935, Tesi di Dottorato, University of Warwick, Warwick, 2016.

2 Per alcune rassegne storiografiche: ANDERSON, Warwick, «Where is the Postcolonial History of Medicine?», in Bulletin of the History of Medicine, 72, 1998, pp. 522-30; DEB ROY, Rohan, «Science, medicine and new imperial histories», in The British Journal for the History of Science, 3/2012, pp. 443-450.

3 Tra i lavori fondativi: BRANTLINGER, Patrick, Rule of Darkness: British Literature and Imperialism, 1830–1914, Ithaca, Cornell University Press, 1988; PRATT, Mary Louise, Imperial Eyes: Travel Writing and Transculturation, New York, Routledge, 1992.

4 Cfr. WILLIS, Martin, Literature and Science, London, Red Globe Press, 2015.

5 PESTRE, Dominique, Introduction aux science studies, Paris, La Découverte, 2006.

6 RAJ, Kapil, «Beyond Postcolonialism… and Postpositivism: Circulation and the Global History of Science», in Isis, 2/2013, pp. 337-347.

7 CASTELL, James, WADDINGTON, Keir, WILLIS, Martin, «ScienceHumanities: Introduction», in Journal of Literature and Science, 2/2017, pp. 1-5.

8 ANDERSON, Benedict, Comunità immaginate, Roma, Manifestolibri, 1996.

9 TAYLOR-PIRIE, Emilie, Empire Under the Microscope. Parasitology and the British Literary Imagination, 1885–1935, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 2021, p. 139.

10 Molteplici studi, basati sull’analisi di fonti mediche, hanno già evidenziato questa relazione. Si veda ad esempio: ANDERSON, Warwick, Colonial Pathologies: American Tropical Medicine, Race and Hygiene in the Philippines, Durham, Duke University Press, 2006.

11 TAYLOR-PIRIE, Emilie, Empire Under the Microscope, cit., p. 4.

12 FARLEY, John, Parasites and the Germ Theory of Disease, in ROSENBERG, Charles E., GOLDEN, Janet (eds.), Framing Disease: Studies in Cultural History, New Brunswick, Rutgers University Press, 1992, pp. 50-68.


Resenhista

Costanza Bonelli – Ha concluso nel 2020 un dottorato di ricerca presso l’Università di Roma La Sapienza discutendo una tesi intitolata Clima, razza e colonizzazione. Nascita e sviluppo della medicina tropicale in Italia. Ha pubblicato, su questi temi, il saggio «Guerra ed expertise medica. La medicina tropicale nell’organizzazione del conflitto italo-etiopico», Quaderni Storici, 1/2019. Recentemente è stata Visiting scholar presso il Centre Alexandre Koyré nell’ambito del programma di mobilità post-dottorale promosso dalla Fondation Maison des Sciences de l’Homme e dalla Fondazione Einaudi. URL: http://www.studistorici.com/progett/autori/#Bonelli


Referências desta Resenha

TAYLOR-PIRIE, Emilie. Empire Under the Microscope. Parasitology and the British Literary Imagination, 1885- 1935. Basingstoke: Palgrave Macmillan, 2021. Resenha de: BONELLI, Costanza. Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, v.51, n.3, p.85-91, 2022. Acessar publicação original [DR/JF]

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