Philosophie des Leibes. Die Anfänge bei Schopenhauer und Feurbach – JESKE; KOBLER (V-RIF)

JESKE, Michael; KOβLER, Matthias (Org.). Philosophie des Leibes. Die Anfänge bei Schopenhauer und Feurbach. Würzburg: Königshausen & Neumann, 2012. (Beiträge zur Philosophie Schopenhauers). Resenha de: CIRACÌ, Fabio. Voluntas – Revista Internacional de Filosofia, Santa Maria, v.3, n.1/2, p.348-351, 2012.

Il prezioso volume raccoglie gli interventi tenutisi per la conferenza Schopenhauer e Feuerbach: Beginn einer Philosophie des Leibes, svoltasi il 21 settembre 2010, in occasione del 150° anno dalla morte di Arthur Schopenhauer. Tema centrale, la riflessione filosofica di Schopenhauer e di Feuerbach sul “corpo”, in tedesco Leib, termine che indica esplicitamente la sua appartenenza etimologica e semantica al concetto di Leben, vita, e che si distingue da Körper, corpo in quanto oggetto della fisica. Nelle lingue romanze è possibile distinguere il Leib dal Körper a patto di ricorrere a delle perifrasi: “corpo vivo” per il primo e “corpo fisico” per il secondo. Oppure è possibile evincere il significato puntuale del termine dal contesto in cui si trova. Ma in filosofia le parole sono al contempo le pietre angolari di un sistema concettuale e il campo gravitazionale nel quale sono attratti ed orbitano altri filosofemi fra loro interconnessi. Nella fattispecie, la Leib-Problematik diviene una chiave di lettura significativa per la comprensione del cambiamento paradigmatico e prospettico messo in atto dalla filosofia di Feuerbach, prima, e poi di Schopenhauer (Die Anfänge bei Schopenhauer und Feuerbach come recita il sottotitolo del volume), cui fanno seguito quella filosofica e morale di Nietzsche, e in seguito quella psicoanalitica di Freud: una vera e propria rivoluzione rispetto al processo logico-ontologico dello spirito hegeliano, che propone un’inversione predicativa, ontologica ed epistemologica, fra il mondo della vita e quello dell’astrazione (le idee), privilegiando il primo e ancorando la riflessione filosofica all’esperienza, riportando cioè l’uomo alla sua dimensione naturale, come vuole Feuerbach, senza mai ridurlo ad oggetto fra gli oggetti, a cosa fra le cose, come scrive Schopenhauer. Il Leib, quindi, diviene il passaggio obbligato di una riflessione che voglia confrontarsi con il mondo della natura e con i progressi delle scienze empiriche, che voglia comprendere la dimensione umana e che possa al contempo fungere da principio fondativo di un nuovo sistema filosofico. La modernità della “scoperta del corpo” da parte di Feuerbach e di Schopenhauer, allora, è portatrice di un cambiamento di impostazione che va oltre il proprio sistema e che investe anche la posterità, come dimostra la riflessione che, a partire da Feuerbach e Schopenhauer, svilupperanno filosofi come Merleau-Ponty e Max Scheler.

Riassumendo brevemente il contenuto del volume, esso consta di dodici saggi che sviluppano tutti un aspetto legato al Leib, sia dal punto di vista degli effetti (Wirkungsgeschichte), sia dal punto di vista teoretico-epistemologico.

Il volume si apre con un saggio firmato da Alfred Schmidt, il grande discepolo di Horkheimer ed erede della Franfurter-Schuler recentemente scomparso, e sviluppa in maniera diacronica lo sviluppo del concetto di corpo in diversi autori, Von den philosophischen Ärten des 18. Jahrhundert zu Feuerbach, Schopenhauer und Nietzsche. Per Schmidt «tre pensatori tedeschi del diciannovesimo secolo devono essere considerati come coloro che hanno rivelato il significato specifico e filosofico del concetto della corporeità dell’uomo: Feuerbach (1804-1872), Schopenhauer (1788-1860) e Nietzsche (1844-1900)» (p. 39). Più di chiunque altri, i tre filosofi hanno scandagliato le profondità dell’umano interrogando il corpo sulle questioni della natura, dell’essenza dell’uomo, della sua costituzione fisiologia e psicologica, senza cedere a soluzioni riduzioniste e positivistiche, che pure hanno dominato l’Ottocento, ma tendendo sempre sveglio il senso critico, la questione della soggettività e l’imperscrutabilità della coscienza umana.

Con il suo saggio Leib und Willensbegründung bei Schopenhauer, l’esperto tedesco di indologia e studioso schopenhaueriano Stephan Atztert (University of Queensland) indaga la metafisica della volontà a partire dalle sue basi fisiologiche e psicologiche, in relazione alle fonti scientifiche cui Schopenhauer ricorre, mostrando come avvenga il passaggio dalla sfera della sensibilità (irritabilità dei muscoli) a quella della percezione (affezioni della volontà), ponendo particolare attenzione alle due opere schopenhaueriane Nella volontà della Natura (1836) e alla seconda edizione della Qua [DR] uplice radice del principio di ragion sufficiente, e ipotizzando una fondazione metafisica della volontà che parte dall’analisi empirica del corpo.

Nel suo Zur Bedeutung des menschlichen Leibes und der Sinnesfunktionen in Schopenhauers Metaphysik des Schönen, Brigitte Scheer (Frankfurt am Main) trasferisce invece l’analisi della corporeità nell’ambito dell’estetica, mostrando come il corpo funga da intermediario fra il mondo esterno e l’autocoscienza individuale attraverso le funzioni dell’intelletto, e come la sospensione della coscienza del corpo nell’oggettività della coscienza sia la condizione necessaria per l’intuizione estetica.

Il giovane studioso Daniel Schubbe (Hagen) si concentra sulla Schopenhauers verdeckende Entdeckung des Leibes – Anknüpfungspunkte an phänomenologische Beschreibung der Leib-Körper-Differenz, riportando l’attenzione sulla doppia valenza fenomenologica del concetto di corpo, come oggetto della rappresentazione e soggetto della volontà, e mettendo in risalto la distanza di Schopenhauer dalla definizione positiva di corpo come semplice oggetto della fisica. Distanza che permette alla filosofia di Schopenhauer di inserirsi nel solco della tradizione della Lebensphilosophie e, attraverso l’analisi fenomenologica della vita, di segnare la strada che porta alle cosiddette filosofie dell’esistenza.

Nel suo Schopenhauer und Merleau-Ponty – Eine erste Annäherung, Daniel Schmicking (Mainz) propone un confronto testuale e concettuale fra i testi schopenhaueriani e quelli dell’autore de La filosofia della percezione, mostrando come in entrambi i pensatori, la centralità del corpo sia la chiave interpretativa del mondo e svolga un ruolo centrale per la comprensione dello status fenomenologico dell’uomo. In questa prospettiva Schmicking riprende la tesi di Schopenhauer come “primo esistenzialista” ante litteram, tesi già enunciata in Germania da Alwin Diemer nel 1962 (ma sostenuta in precedenza anche dall’italiano Moretti-Costanzi negli anni Quaranta) e poi accettata, in misura e maniera diversa (e pur con qualche legittimo dubbio), da numerosi, anche autorevoli, studiosi di Schopenhauer, come per esempio da Arthur Hübscher.

Più breve, ma altrettanto interessante l‘intervento di Claus-Artur Scheier (Braunschweig) sul rapporto fra Logik, Leib und Sprache in Schopenhauer e Feuerbach, al quale segue il saggio del francese Jean Salem su Der Materialismus, der Leib.

Christine Weckwert (Berlin) con Die Leib Thematik bei Feuerbach e Francesco Tomasoni (Vercelli) con Sinnlichkeit und Wille in der Ethik Feuerbachs mit Bezug auf Schopenhauer sviluppano invece il tema del corpo alla luce della dialettica feuerbachiana del io-tu, mentre Michael Jeske (Frankfurt a. M./Mainz), in Zur Aktualität von Feuerbachs existenziellem Leibbegriff im Kontext psychoanalytischer Fragestellung, e Bernard Görlich (Wiesbaden), in Freud: die Leiblichkeit des Unbewussten, si concentrano più sugli sviluppi che le filosofie di Feuerbach e di Schopenhauer hanno avuto su Freud e sulla psicoanalisi più in generale. In particolare, riprendendo l’impostazione teorica di Alfred Schmidt, Jeske dedica un’attenta analisi all’ermeneutica del corpo di Feuerbach, sostenendo la tesi di un’evoluzione sociogenetica della teoria della coscienza in Feuerbach, e mostrando il suo collegamento con la psicoanalisi freudiana attraverso un attento confronto testuale ed ponderoso apparato di note.

Di particolare interesse risulta essere il contributo di Günter Gödde (Berlin) e Michael B. Buchholz (Göttingen) dal titolo Das Denken des Körpers – Varationen von Schopenhauers und Nietzsches Leibphilosophie über die Psychoanalyse bis in die gegenwärtige Kognitionsforschung, in cui i due autori ricostruiscono storicamente la concezione di corpo, soprattutto in Schopenhauer e Nietzsche, per rapportarsi alla visione della sessualità nel pensiero freudiano, come radicalizzazione del concetto di corporeità, il quale a sua volta è condizione di quell’enbodiment che condizionerà la riflessione di pensatori contemporanei, fra di loro anche molto diversi, come Hellmuth Plessner, George Lakoff, Mark Johnson. Il problema del corpo o della “corporizzazione” della mente viene infine ripreso e discusso anche alla luce del recente dibattito apertosi intorno al fortunato volume di Damasio, Il problema di Cartesio.

Ma il tema della centralità del corpo nell’attuale riflessione filosofica rimane infondo ancora aperto e problematico, ancora una volta banco di prova di ogni riflessione teorica ed epistemologia seria, ed in ogni caso un’ineludibile pietra di confronto della riflessione filosofica contemporanea.

Fabio Ciracì – Professor na Università degli Studi del Salento (Lecce-Itália). Secretário do “Centro interdipartimentale di ricerca su Arthur Schopenhauer e la sua scuola”. E-mail: [email protected]

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[DR]

 

 

Die Deutung der Welt. Jörg Salaquardas schriften zu Arthur Schopenhauer – BROESE; KOSSLER et al (C-FA)er

Die Deutung der Welt. Jörg Salaquardas schriften zu Arthur Schopenhauer. Editado por Konstantin Broese, Matthias Kossler e Barbara Salaquarda.Würzburg: Königshausen & Neumann 2007. Resenha de JUNIOR, Oswaldo Giacoia. Cadernos de Filosofia Alemã, São Paulo, n.16, Jun./Dez., 2010.

A Interpretação do Mundo. Escritos de Jörg Salaquarda sobre Arthur Schopenhauer, editado por Konstantin Broese, Matthias Kossler e Barbara Salaquarda reúne textos esparsamente publicados por Jörg Salaquarda ao longo de sua vida, dedicados ao estudo aprofundado da obra de Arthur Schopenhauer, tanto de um ponto de vista imanente ao sistema de filosofia do autor de O Mundo como Vontade e Representação, quanto numa abordagem que relaciona seus escritos, seja com a tradição da história da filosofia ocidental – aquela de que ele próprio é herdeiro, mas também aquela que sua obra preconiza e que recebe o potente influxo de seu pensamento –, seja com outros campos do saber, seja, enfim, sob a ótica da atualidade e relevância de sua contribuição para a reflexão sobre as questões fundamentais da filosofia, as de hoje e as de sempre, sobre a responsabilidade da filosofia e de seus representantes quanto à situação espiritual e política de seu próprio tempo.

O concernimento fundamental dos editores, assim como o princípio da divisão do trabalho são colocados em destaque logo nas páginas iniciais do livro: “Com a edição de seus escritos referentes à obra de Arthur Schopenhauer, assumimos os próprios planos de Jörg Salaquarda. Na situação dada, escolhemos – seguindo a idéia e o conceito de Konstantin Broese – um modo de procedimento segundo o qual Konstantin Broese e Barbara Salaquarda retrabalharam e redigiram cuidadosamente os textos publicados, enquanto Matthias Kossler fez uma introdução a esses textos e empreendeu uma ordenação crítica dos mesmos na discussão atual sobre Schopenhauer.”

Procedendo de conformidade com esse programa, os editores coletaram textos pertencentes a momentos diversos da produção bibliográfica de Salaquarda, alguns deles de acesso muito difícil até então, interconectando-os num todo orgânico, sistematicamente ordenado, de acordo com a temática a que foram dedicados.

Daí resulta um livro dividido em quatro partes: a primeira reúne ensaios que são comentários e análises internas do conjunto da obra de Schopenhauer; o primeiro deles reproduz a introdução ao volume organizado por Salaquarda para a coleção Wege der Forschung (Caminhos da Pesquisa), dedicado à filosofia de Schopenhauer. O segundo é uma apresentação panorâmica do sistema schopenhaueriano, abrangendo a teoria do conhecimento, a metafísica (ou filosofia da natureza), a estética e a ética, num compreensivo plano de conjunto, que em momento algum cede à tentação da simplificação ou superficialidade, senão que, pelo contrário, alia o rigor crítico-filológico à ousadia de certas hipóteses hermenêuticas extremamente refinadas – como, por exemplo, a tese da ruptura entre a ética e a santidade (ascese), que assume o risco de contrapor-se à interpretação dominante, de acordo com a qual a vida ética constitui uma espécie de etapa no árduo caminho da negação ascética da vontade de viver.

A segunda parte é dedicada aos escritos de Schopenhauer sobre Teologia e Religião e à discussão empreendida pelo filósofo de Frankfurt com esses domínios da cultura espiritual; essa parte inclui também textos que, além de ocupar-se com a ácida crítica da religião e da teologia por Schopenhauer, cotejam essa crítica seja com variantes da hermenêutica do fenômeno religioso, seja com o pensamento de Karl Jaspers a respeito de filosofia, teologia e religião.

A terceira parte é inteiramente dedicada a trabalhos de Salaquarda tendo por objeto a ética de Schopenhauer, nos quais a relação com a filosofia prática de Kant, com o debate contemporâneo a respeito das dificuldades e impasses nas tentativas de fundamentação de projetos éticos, a pergunta sobre a liberdade, a responsabilidade, as diversas tentativas de impugnar a possibilidade de formulação, com sentido, de juízos sobre o valor moral das ações, constituem o elemento dominante.

A quarta parte se ocupa do campo temático no qual a genialidade de Jörg Salaquarda se atesta em toda sua plenitude: a relação problemática entre as filosofias de Schopenhauer e Nietzsche.

Com efeito, Salaquarda talvez seja mais conhecido, na cena mundial da filosofia contemporânea, como um dos mais competentes especialistas na obra de Nietzsche.

Colaborador e ex-assistente de Wolfgang Muller-Lauter, co-editor dos Nietzsche-Studien (Estudos Nietzsche) durante muitos anos, um dos principais responsáveis pela concepção e implementação da criteriosa série de publicações, hoje mundialmente célebre: Monographien zur Nietzsche-Forschung (Monografias da Pesquisa-Nietzsche) (cujo editor é o famoso Walter de Gruyter), destacado representante da escola de intérpretes responsáveis pela consolidação dos padrões histórico-crítico-filológicos que, no horizonte intelectual inaugurado pela edição histórico-crítica dos escritos éditos e inéditos de Nietzsche por Giorgio Colli e Mazzino Montinari, determinam hoje os rumos mais significativos da pesquisa internacional sobre o pensamento de Nietzsche, Jörg Salaquarda é autor de trabalhos de inexcedível elevação teórica e penetração hermenêutica, cujo arco de abrangência se amplia nessa coletânea para incluir o tenso e ambivalente relacionamento entre Nietzsche e seu amado-odiado mestre Schopenhauer.

A leitura dessa quarta parte nos proporciona a compreensão, em toda sua extensão e profundidade, da influência de Schopenhauer sobre Nietzsche, da autêntica prefiguração, pelo primeiro, do ataque disruptivo à metafísica, empreendido pelo segundo, mas também a potência de radicalização do gênio nietzschiano, a inflexão decisiva que o leva a apartar-se do caminho ascético e metafisicamente soteriológico trilhado pelo pensador do ‘sistema único’, com seu recurso à compaixão como único e verdadeiro fundamento de toda moralidade, seu apelo à negação da vontade, do sofrimento e do mundo como caminho da redenção – uma postura existencial e uma interpretação global da existência e de seu valor que é transfigurada por Nietzsche em dionisíaca afirmação incondicional da vida, do tempo, da finitude e da morte – no percurso de seu ‘terceiro caminho’, que pode também ser enunciado com a frase provocativa: ‘eu sou total e completamente corpo, e nada além disso’.

A quinta parte, por fim, é composta pelas recensões por Jörg Salaquarda de livros como o de Friedhelm Decher: Wille zum Leben – Wille zur Macht. Eine Untersuchung zu Schopenhauer und Nietzsche ( Vontade de Vida – Vontade de Poder. Uma Investigação sobre Schopenhauer e Nietzsche) ; de Alfred Schmidt: Idee und Weltwille. Schopenhauer als Kritiker Hegels ( Idéia e Vontade do Mundo. Schopenhauer como Crítico de Hegel) ; e do livro de Matthias Kossler: Substantielles Wissen und Subjetives Handeln, dargestellt in einem Vergleich von Hegel und Schopenhauer ( Saber Substancial e Agir Subjetivo numa Comparação entre Hegel e Schopenhauer). Essa derradeira parte da coletânea mostra um Salaquarda igualmente partícipe da discussão crítica acerca da relação entre Schopenhauer e o idealismo alemão, enfrentando, sob a ótica da resenha, o labiríntico percurso no qual se desenrola a discussão sobre a verdade a respeito da famigerada relação entre Schopenhauer e Hegel, detratado pelo primeiro como representante par excellence do filisteísmo próprio à filosofia universitária alemã.

Jörg Salaquarda, como filósofo e como homem, foi um dos seres humanos mais íntegros e magnânimos que conheci. Aqueles que já tiveram ocasião de entrar em contacto com seus textos, certamente fizeram também a inigualável experiência de aprendiza do com um pensador fecundo, com um mestre prenhe daquela rara virtude dadivosa que, com um profundo sentido de respeito pela individualidade de cada um, consegue a proeza de ser terno e generoso, com o rigor e a disciplina indispensáveis ao trabalho filosófico sério e comprometido.

Para todos os que o conhecem, mas também para quem somente agora entra em contacto com o maravilhoso universo intelectual de Salaquarda, essa coletânea é de um valor verdadeiramente inestimável. Num tempo em que também no Brasil o interesse pela obra de Schopenhauer e de Nietzsche revela um incremento efetivamente considerável, sob a forma de estudos especializados que se situam nos mesmos patamares de excelência do trabalho internacional de pesquisa tendo por objeto esses dois máximos representantes das modernas filosofias da vontade, a publicação de. A Interpretação do Mundo. Escritos de Jörg Salaquarda sobre Arthur Schopenhauer constitui um marco de importância fundamental.

Seria indubitavelmente de bom alvitre a iniciativa de traduzila para nosso idioma, em edição crítica que fizesse jus à grandiosidade do original. A iniciativa viria certamente ao encontro da demanda de um público leitor interessado não apenas em filosofia da melhor qualidade, mas também em teologia, ciências da religião, estética e ciências humanas em geral.

Oswaldo Giacoia Junior – Departamento de FilosofiaIFCH-Unicamp.

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Die Genese der Peirce’schen Semiotik. Teil 1: Das Kategorienproblem (1857-1865) [A gênese da semiótica peirciana. Parte 1: O problema das categorias] – TOPA (C-RF)

TOPA, Alessandro. Die Genese der Peirce’schen Semiotik. Teil 1: Das Kategorienproblem (1857-1865) [A gênese da semiótica peirciana. Parte 1: O problema das categorias (1857-1865)]. Würzburg: Königshausen & Neumann, 2007. 443 p. Resenha de: ANONNI, Marco. Cognitio – Revista de Filosofia, São Paulo, v. 10, n. 1, p. 163-166, jan./jun. 2009.

Charles Sanders Peirce is an emblematic case in the history of ideas. He passed away in 1914 almost forgotten by his contemporaries, but today is at the centre of a renewed interest from both the philosophical and the scientific circles. In the last years the growing attention toward his thought has been reflected in an increasing number of publications, research-centres and conferences dedicated to him. The genealogy of this sudden shift in Peirce’s fortune is now well known among his scholars. Once the old commonplaces, which had so far placed Peirce in the role of an incoherent genius, were finally overcome, it was possible to appreciate the unity of his thought under a very different critical light.

This has completely changed Peirce’s image, giving us a far more systematic and fascinating author than it was conceivable even a few decades before. If this has been made possible the merit is due to a series of editorial enterprises undertaken with determination by some American scholars. They believed both in the unity of Peirce’s thought and in the possibility of a chronological reconstruction of his manuscripts, in spite of four major difficulties. The first was represented by the messy condition of the unpublished material left by the American author, estimated in more than 100.000 pages. The second was that Peirce never published an entire book, which could have summarized even a small part of his complex system, during his whole life. The third was that, during his intellectual career, the father of pragmatism dedicated himself to an astonishing number of different fields of inquiry, from mathematics to cosmology and from chemistry to metaphysics.

The fourth was that his thought was, due to both his holistic perspective and his inner nature, always in constant evolution. Concerning this last point, one can rightly says that every central notion upon which Peirce has built his architectonic system, being it the one of sign, the one of continuity or the three fundamental categories of firstness, secondness and thirdness, has been more a work in progress never completed rather than the realisation of a stable philosophical intuition. This situation explains why interest has been grown so much around those publications that focus both on the extension of his work and on its chronological development. It has become quite clear that, without an adequate reconstruction of the genesis of Peirce’s system, and of its main notions, it is almost impossible to gather into a coherent image the thousands of splinters in which the original design is fragmented.

The volume written by Alessandro Topa, Die Genese der Peirce’schen Semiotik.

Teil 1: Das Kategorienproblem (1857-1865), places itself among this kind of scholarly work. Its aim is to inquire into the genesis of Peirce’s semiotic from the point of view of the reflections made by the American author in those years on the problem of the categories. This work, as the subheading shows, represents only the first half of a study which will soon be extended to cover texts dated 1873. The partition in two volumes mirrors the result achieved by the author. The thesis which Topa seeks to vindicate is that between 1864 and 1865 there was a critical change in the relation of preeminence between metaphysics and logic which had widely characterised the previous writings.

The present volume is dedicated to the former half of this transition, when Peirce still conceived the categories as processing structure of an original ens in the act of its creation, and attacked the problem of their relation “in a speculative, physical, historical and psychological manner” (p. 89). The underlying theme of the text is therefore the emergence of the belief, in the early Peirce, that only trough a renewed logical and semiotical position it was possible to correct the flaws that have previously undermined Kant’s transcendental deduction.

From a general point of view, Topa’s reconstruction possesses two qualifying points. The first derives from the intrinsic interest of the period taken into consideration, together with the scarcity of already dedicated critical studies. Although Peirce’s thought was the object of continuing revisions, nonetheless much of his later system was, in nuce, already present in the fundamental 1867 paper On a New List of Categories. It is certainly not an accident that, in a letter written to the Italian pragmatist Mario Calderoni in 1905, Peirce himself wrote that “it was in the desperate endeavor to make a beginning of penetrating into that riddle –the one of the categories- that on May 14, 1867, after three years of almost insanely concentrated thought, hardly interrupted even by sleep, I produced my one contribution to philosophy in the New List of Categories” (CP 8.213).

In spite of the centrality of this fundamental phase, there exist today only few critical studies that aim at a whole reconstruction of it. Inside this framework, and after an introductory section focused on kantian philosophy (pp. 30-64), Topa’s analysis begins with the presentation of the context in which Peirce first encountered the philosophy of Kant. In particular, the third chapter (pp.113-152) is of remarkable interest. It concentrates on the central passage “von Schiller zu Kant”. In fact, it is from the hermeneutical perspective opened by the readings of Schiller’s Über die ästhetische Erziehung des Menschen that Peirce first came in contact with Kant’s first Kritik during the early years of his attending at the College of Harvard. The volume proceeds to examine in a chronological order the main texts of these years, when Peirce advances toward his own list of categories through a plurality of diverse influences coming from Kant and Schiller, but also from Hamilton, Cousin and Whewell. It is worth noting, in these early years, how Peirce, who was still in his twenties, had already established some of the most fundamental properties that will structure the future triads of categories (firstness, secondness, thirdness) and of signs (icon, index and symbol). Among them, the triadicity of the basic references and the mutual irreducibility of them are two essential features that Peirce, notwithstanding the continuous revisions, will never cease to ascribe to his fundamental trichotomies. The emergence of this plane of reflection is already clear in the Treatise on Metaphysics, a text where Peirce operates a radical change concerning his former metaphysical perspective. The undertaking which is carried on in this text is the definition of the “true idea” of metaphysics as the resultant of three diverse and irreducible historical tendencies: the dogmatic, the psychological and the logical one.

Topa analytically follows the argument of the Treatise, dedicating one paragraph to each of these theoretical directions. Thereafter it follows an extended analysis of another manuscript, entitled The Place of Our Age and dated 1863, in which Peirce aims to realise a “Metaphysik der Geschichte”. Here one can observe how the proto-categories so far elaborated are still combined with other elements coming from the kantian philosophy of history and religion. The following part is concentrated on the reading that Peirce gave of Kant’s thought in a lecture delivered in 1865 at Harvard, where it became clear that he finally resolved to attack the problem of the categories from the side of logic conceived as semiotic. The text ends with a last section entitled “Überleitung zur objektiven Symbolistik” that should act as an ideal pivot between this and the next volume.

The second qualifying point which was previously pointed out is represented by the methodology followed by the author. The general intention that pervades the whole volume is to provide a richer historical picture of all the relationships that have animated and guided the first peircean reflection. The whole book is interleaved with excursus centred on other authors and on particular aspects of their thought. Among them, two are dedicated to the concept of modality in Kant, two to Schiller and one to the relationship between Peirce and Hegel. In particularly, the analysis made by Topa strives to enlarge the picture that one can get from the reading of just the first volume of the Writings of Charles S. Peirce: A Chronological Edition (1857-1866). It should be kept in mind that both the two major editions of Peirce’s writings feature some gap, even if for diverse motivations, concerning the first years of his reflection. On one hand, the publishing of the Collected Papers of Charles Sanders Peirce, at the beginning of the ’30, had the huge merit to be the first extended publication of Peirce’s texts but, on the other hand, it was heavily affected by the arbitrariness of both the order and the content of the selected material. The necessity of a definite chronological edition began to be finally satisfied only in 1882, thanks to the printing of the first volume of the Writings. However, even the latter cannot be considered alone as a definitive resource for every issue. The necessity of reconstruction and selection of thousands of manuscripts has forced the editors to include only a part of a much larger bulk of material, obliging them to leave out the rest. One of the most problematic consequences of this forced selection was that it privileged the main relationship Kant, but at the price of overshadowing the richness of other influences. On the other hand, a growing series of studies in the last years have clearly shown that also the confrontation with Whewell’s or Schiller’s thought played an essential and propulsive role for the speculations of the younger Peirce too.

In front of this situation, Alessandro Topa’s works satisfies most of its aims and helps to provide a more complete reconstruction of this phase. If we take as a touchstone all the other studies available today, together with the lists of books studied by Peirce in this period -as recorded in the manuscripts numbered 1555 and 1555a in the Robin’s Catalogue– it is possible to ascertain that most of the influential works and authors in this phase are affectively present also in Topa’s reconstruction. There are only a few exceptions, as the one represented by the absence of any references to the work of the brothers Hare, which was nonetheless relevant to trace the origin of some central terms used in 1861 texts. The only general criticism that can be moved to the plan of the work is that it leaves out, or at least in the shade, the bibliographic dimension of the author which, in the case of a complex personality as was Peirce’s, might have been useful to 166 Cognitio, São Paulo, v. 10, n. 1, p. 163-166, jan./jun. 2009 Cognitio – Revista de Filosofia complete the map of all the motivations that guided the father of semiotic in those years.

In conclusion, the volume written by Topa presents a useful instrument able to provide an adequate theoretical and historical reconstruction of the initial genesis of Peirce’s semiotic. These characteristics, together with the choice to examine one of the most neglected period in Peirce’s production, make Die Genese der Peirce’schen Semiotik.

Teil 1: Das Kategorienproblem (1857-1865) a valid contribution to the contemporary literature on Peirce.

Marco Anonni Università degli Studi di Pisa – Italia. E-mail: [email protected]

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