Varieties of Monastic Experience in Byzantium, 800-1453 | Alice-Mary Talbot

En los años recientes se ha generado un interesante resurgimiento a nivel académico de los estudios medievales y bizantinos. En particular, los temas vinculados a la religiosidad y fe medievales siguen despertando el interés de connotados investigadores en los más prestigiosos centros académicos del mundo.

La autora de la obra que presentamos en esta reseña es la destacada bizantinista norteamericana Alice Mary-Talbot. Ella recibió su doctorado en Estudios Bizantinos por la Universidad de Columbia, en Nueva York (1970) y destacó por su labor académica, la traducción de fuentes al inglés, por realizar conferencias en diferentes universidades europeas y norteamericanas y también por ser una prolífica escritora. Sus temas de interés han sido la religiosidad del Imperio Bizantino y en particular, el desarrollo del monacato y la hagiografía. Ha sido editora ejecutiva del Oxford Dictionary of Byzantium, directora de la Academia Medieval de Norteamérica y directora emérita del Centro de Investigación Dumbarton Oaks, en Washington. Leia Mais

Il divano di Istanbul – BARBERO (BC)

BARBERO, Alessandro. Il divano di Istanbul. Palermo: Sellerio, 2015. 207p. Resenha de: GUANCI, Vicenzo. Il Bollettino di Clio, n.10, p.110-112, gen., 2019.

L’impero ottomano, iniziato nei primi decenni del Trecento da ‛Othman, un capo tribù di una regione dell’Anatolia nord-occidentale, fu portato avanti dai suoi eredi e successori fino a raggiungere la massima espansione nel XV-XVI secolo, dopo la conquista di Costantinopoli, della Grecia, dei Balcani, dell’Ungheria, delle regioni mediorientali, della penisola arabica, della Persia. Fu fermato in Europa occidentale a Lepanto nel 1571, pur continuando a dominare nelle isole mediterranee e nella costa nordafricana. L’impero durò sei secoli. Finì di fatto nel 1918 con la sconfitta nella prima guerra mondiale, e fu sciolto nel 1923 da Kemāl Atatürk, che, nel corso della sua rivoluzione e rifondazione nazionale turca, depose l’ultimo imperatore, Maometto VI, e proclamò la Repubblica di Turchia, attualmente esistente.

Alessandro Barbero racconta in 207 pagine sei secoli di storia, una storia avvincente, che si legge come un romanzo.

Barbero mette a frutto le sue ricerche immergendole nel contesto delle sue immense conoscenze storiche, rappresentando con grandissima sapienza la civiltà ottomana, in uno con la religione musulmana e l’immagine del turco ancor oggi presente nella memoria collettiva italiana ed europea.

L’autore ci presenta l’architettura istituzionale dell’impero nelle prime pagine del libro. L’imperatore è il sultano. Il governo dell’impero si chiama divan, ed è presieduto dal gran visir e composto dai pascià.

“La tradizione dei nomadi delle steppe continua a vivere nell’impero ottomano anche attraverso i simboli del potere. Il principale simbolo del potere nella gerarchia ottomana è una coda di cavallo, come quella che i capitribù nomadi piantavano su un palo davanti alle loro tende per far riconoscere la loro autorità. Davanti al padiglione del sultano, quando è in marcia alla testa dell’esercito, si piantano sette pali con sette code di cavallo, e soltanto il sultano può averne così tante; il gran visir ha diritto a quattro code di cavallo, per marcare bene la differenza; gli altri pascià, membri del governo ma inferiori al gran visir, possono inalberare tre code.” (p. 16)

Come tutte le storie, specialmente quelle di grandi e longevi imperi, anche questa ha i suoi protagonisti. Sono grandi condottieri militari, conquistatori di terre e di popoli, ma anche grandi politici e governanti, come Solimano il Magnifico, che Barbero ci ricorda contemporaneo del Rinascimento italiano, della Riforma protestante e della Controriforma cattolica, di Michelangelo e di Lutero, di Machiavelli e Calvino.

Ecco una caratteristica fondante della scrittura di Barbero: il continuo richiamo alle conoscenze storiche che si presumono nel lettore acculturato dai manuali scolastici; ciò gli consente di situare nel tempo le narrazioni del suo libro cogliendone le contemporaneità. E non si sottrae al confronto, anzi. Sottolinea le differenze tra Roma e Bisanzio-Istanbul al tempo di Solimano.

“Siamo dunque in un’epoca in cui con il senno di poi, pensando alla conquista dell’America, pensando alla diffusione delle armi da fuoco, noi vediamo un’Europa già lanciata alla conquista del mondo, un Occidente straordinariamente vitale, pieno di energie; i contemporanei non ne erano così convinti, loro vedevano le lacerazioni spaventose, le atrocità delle guerre di religione, una cristianità spaccata tra cattolici e protestanti, e perciò orrori, sofferenze, guerre incessanti. E di fronte a questa Europa insanguinata, a questa Cristianità lacerata vedevano un impero ottomano governato da un nuovo Salomone, da un uomo che era al tempo stesso un grande legislatore e un grande guerriero.” (p. 61)

Barbero non si limita al confronto coevo; per farci meglio comprendere le specificità dell’impero ottomano nello svolgersi dei secoli, spesso ci ricorda che gli avvenimenti nel tempo modificano spazi, istituzioni, modi di vivere. Sono frequenti interruzioni della narrazione introdotte da “noi siamo abituati a pensare che…” e via con precisazioni e messe a punto.

Il divano di Istanbul ci consegna un affresco dell’impero e della civiltà ottomana che ci fa capire molto della Turchia e della civiltà islamica odierna, dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza della conoscenza del passato per capire il presente. Gli storici bravi come Barbero ricostruiscono un pezzo di passato che ci fa comprendere il mondo in cui stiamo vivendo e lo raccontano a noi, uomini e donne europee del ventunesimo secolo in modo a noi comprensibile. È la semplicità che, come dice il poeta, è difficile a farsi.

Vicenzo Guanci

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La Grande Strategia dell´Impero Bizantino | Edward Luttwak

Edward Luttwak é um importante analista internacional, talvez um dos mais importantes pensadores vivos sobre estratégia e teoria estratégica. Nascido na Romênia em 1942, vive nos Estados Unidos há muitos anos, onde tem assessorado o Pentágono e o governo americano em questões estratégicas e internacionais (sempre numa perspectiva extremamente conservadora) e produzido um cem número de livros e análises sobre a questão da guerra, a geopolítica contemporânea e a posição dos Estados Unidos no mundo.

Luttwak tem manifestado sempre um imenso interesse e curiosidade pela história antiga e um dos seus livros, publicado originalmente em 1976 e que aborda a grande estratégia do Império Romano (LUTTWAK, 1995), se tornou um clássico, recebendo elogios e críticas contínuas. Tais críticas vieram de várias fontes, mas os historiadores especializados em história antiga ficaram especialmente incomodados quando ele procurou aproximar a estratégia romana da dos Estados Unidos pós-guerra do Vietnã, o que seria um anacronismo imperdoável [1]. Leia Mais